martedì, maggio 16, 2006

Lasciare Pollenzo non è mai facile

Diverso tempo fa, scrissi questo articolo su Pollenzo, il paese in cui ho passato i momenti migliori della mia vita.


LASCIARE POLLENZO NON E' MAI FACILE

Torino è la città in cui sono nato, 31 anni fa, …ed è
la metropoli, …qualcuno la chiama ancora così, …in cui
vivo felicemente nel mio nuovo appartamento preso in
affitto per una cifra piuttosto spropositata per le
tasche di un modesto impiegato.

Pollenzo è sempre stata la mia seconda casa.

Per oltre 16 anni ho vissuto il bello e il cattivo
tempo della mia adolescenza, assaporandone l’essenza,
nonché l’esperienza delle mie azioni e dei movimenti
goffi di chi sta imparando a camminare attraverso la
vita, …come tutti i ragazzi della mia generazione non
amavo camminare, bensì correre, bruciare le tappe e
perché no, …saltare nel cerchio di fuoco, alla maniera
dei maestri circensi.

Showtime

Pollenzo era lì, …a fare da perfetto contorno, per
narrare di quando mi sono sbucciato il ginocchio
cadendo dalla bicicletta, o di quando giocavo a
nascondino con i miei amici in una piazza ancora
vergine dai lavori di restauro, i quali, …l’hanno resa
ancora più bella, …sì,(sospirando) …forse ancora più
bella del primo amore, …quello che ti lascia in bocca
quel sapore di estasi in un tripudio di fuochi
d’artificio, contrapposto all’effimera idea, che
probabilmente niente dura per sempre, …nemmeno quegli
“attaccatutto” dei caroselli televisivi.

Per molti anni, è stata la colonna sonora dei miei
successi e dei miei insuccessi, …laddove le mie idee
prendevano forma, lei era sempre presente, …come il
matto dei tarocchi, …pronta a presentarmi il conto,
nel preciso momento, spaccando il secondo nel quale
io, …avessi fallito.

Pollenzo è un orologio, anzi io l’ho sempre paragonata
metaforicamente parlando ad una clessidra, così come
abitualmente immaginata, …senza ingranaggi, profumata
di quel verde antico e pioggia di pomeriggio, …la
stessa pioggia che cadeva nel giardino della casa dei
miei nonni.
Nella mia mente di adolescente non c’era disonestà, né
tantomeno malafede, …e così facendo, la strada per
crescere o per illudersi as you prefer, era facile da
vedere come il sorriso di un bambino al luna park.

Pollenzo è una violinista pignola, …impegnata ad
accordare il suo strumento, …questa è la sua forza,
…essere parte di un’orchestra di oltre sessanta
elementi, ed essere di vitale importanza, …pronta ad
eseguire il suo assolo.
Non ha mai preteso di fare la voce grossa, perché non
ha mai avuto bisogno di usarla.

Oggi le cose sono cambiate, …Pollenzo vive sotto
un’altra luce, (…la luce della ribalta?) la stessa
luce che illumina le strade, i cortili, i vicoli, che
sanno ancora di tradizione e life style di campagna.

Incorreggibile paese, rifatto nel make-up, con
quell’aria pavoneggiante di chi sa di valere ancor
prima delle visite reali e dei conquibus, …a testa
alta per affrontare il futuro e abbastanza fuori dagli
schemi conosciuti per insegnare l’arte del gioco.

It’s in the game

Chi si ricorda delle partite di pallone, giocate nel
campetto, vicino alla chiesa?

Fischio d’inizio,
…passaggio corto,
…un altro passaggio,
…un dribbling, …riuscito,
…un colpo di tacco ci faceva sentire come il miglior
Platini, Michel Platini,
…filtrante rasoterra,
…la nostra commozione quando morì Scirea,
…controllo di sinistro, …rientro sul destro,
…le notti magiche o tragiche a seconda dei punti di
vista, …se solo Serena avesse segnato quel rigore
contro l’Argentina, probabilmente Monica non avrebbe
mai preso a calci il cassonetto dei rifuiti davanti a
casa sua,
…un altro dribbling,
…tiro,
…non sapevamo ciò che stavamo facendo ma sicuramente
lo stavamo facendo bene,

…GOOOOOOOAAAALLL,

…la sfera s’insacca sulla sinistra del portiere, la
folla s’entusiasma, celebrando il cannoniere del
torneo,
…ma io, …sono arrabbiato.

Il portiere sono io!!!

Non si tratta di cosa sappiamo fare o cosa non
sappiamo fare, …si tratta di potere.

Se qualcuno un giorno vi dicesse che siete persone
poco intraprendenti e che nella vita adorate indossare
i panni del buffone di corte, non credeteci, …siate
voi stessi, …non fatevi fregare da nessuno, per tutto
il resto ci sarà qualche carta di credito capace di
esaudire i vostri desideri più arditi.

Alzatevi, non fatevi incatenare da stupide
supposizioni, sollevate gli occhi, guardate il cielo e
se tutto questo vi farà sentire come nella “Nuit
étoilée” di Van Gogh, solo allora capirete che
lasciare Pollenzo non è mai stato facile.


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