Stretta in una maglietta nera che lasciava intravedere le spalle. Con la mano le feci un cenno di saluto, che in mezzo alla folla gremita all’interno della sala della tavola calda, notò con molta difficoltà.
“Ciao Francesco”, mi salutò, stampandomi un bacio sulla guancia.
“Ciao, …come siamo eleganti oggi”, risposi con fare brillante.
“Grazie, sei molto gentile, …scusa il ritardo, è da tanto che aspetti?”
“Don’t worry, …sono arrivato da poco”, le risposi rassicurando il suo ipotizzabile senso di colpa.
“Non so tu, ma io ho una fame che mangerei le gambe di un tavolino”, disse Manuela con tono lievemente pantagruelico.
Perfettamente in tema con l’ora di pranzo, sorrisi alla sua battuta,…ed io, in sintonia con l’atmosfera ribattei: “Allora sarai in buona compagnia, perché anch’io ho una fame da lupi, …ci accomodiamo?”
“Ti seguo a ruota”, rispose Manuela, con altrettanta sintonia.
“Prego da questa parte, madame”, dissi io, sfoggiando il mio savoir-faire e indicandole con la mano un tavolo libero con due sedie, che il mio fido cappotto e la mia sciarpa nel frattempo avevano tenuto occupato.
Finalmente, avevo l’occasione di passare del buontempo con Manuela, infatti incastrare i nostri turni e di conseguenza le nostre pause, era diventato ardimentoso quanto organizzare l’allunaggio dell’Apollo 11.
Non riuscivo a staccarle lo sguardo di dosso, ero come ipnotizzato da quel ciuffo di capelli neri che le scendeva sul viso, nascondendole parte del suo profilo.
“Tu sai già cosa prendere?”, lei mi domandò, ma perso nei miei pensieri, non risposi.
“…Fra?”
“Sì”, esclamai, colto di sorpresa, “Scusa, …ero sovrappensiero”.
“Mi stavo domandando, se avessi già scelto cosa ordinare”, richiese lei.
Scorrendo con lo sguardo i vari tipi di panini, piadine e focaccine che “Panini & Stuzzichini” ci offriva, sentivo crescere dentro di me, quella sensazione adrenalinica che si prova generalmente ad un primo appuntamento, ovvero quel misto di panico saggiamente shakerato con il dovere di essere assolutamente impeccabili.
“Penso che ordinerò un panino Giuliano e una cola”, risposi, con voce ferma.
“Com’è il panino Giuliano?”, domandò Manuela, molto incuriosita.
“Salame ungherese, strisce di formaggio brie, e burro”.
“Mmh, sembra delizioso, …ok, mi hai convinto, …lo prendo anch’io”, confermò lei.
Con il tempismo degno di un orologio svizzero, arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni.
“Buongiorno ragazzi, cosa vi porto?”, ci chiese con fare garbato.
Io e Manuela, ci guardammo negli occhi per un istante, giusto il tempo per intenderci su chi di noi dovesse parlare e altrettanto per farci cogliere dall’imbarazzo.
Decisi di fare il galante, prendendo la parola: “Allora, …due panini Giuliano, una cola e … cosa prendi da bere?”
“Per me una mezza naturale, ...possibilmente fuori frigo”, rispose lei, rivolgendosi al cameriere che nel frattempo prendeva appunti su di un taccuino.
“Ok, sarò da voi con le ordinazioni tra pochi minuti, grazie”, replicò il ragazzo congedandosi.
“Francesco, …devo dirti una cosa importante”, disse Manuela, timidamente sottovoce.
“Dimmi”, ribattei con il cuore saltato in gola, quasi ad aspettarmi una svolta.
Barbugliando, sembrò farsi coraggio: “Sai, …non mi è mai successo di prendere l’iniziativa, …e sebbene non mi ritenga una persona molto, …timida, …volevo dirti che sei sempre stato gentile e sensibile nei miei confronti, …e queste, …sono cose che una ragazza, …nota, …con piacere”.
“Son contento”, replicai io.
Un diploma in ragioneria, attestati vari, due anni di scienze politiche e un corso dedicato allo studio delle più approfondite tecniche di vendita in grado di fornirmi il know-how necessario per vendere persino frigoriferi ai pinguini, …e tutto quello che riuscii a dire fu: “Son contento”?!?
“Ti ringrazio, …di cuore”, aggiunsi, tentando di aggiustare il tiro, …ma era presumibile che qualsiasi frase le avessi dato per risposta, l’avrei considerata comunque inappropriata.
“Insomma, …volevo chiederti se ti andrebbe di …”, chiese lei, con titubante inflessione.
Ebbi la percezione che il nostro rapporto si stesse definendo, e catturato da un’irrefrenabile voglia di concludere quella sua frase, proposi a seguire: “Uscire insieme?”
E se avessi sbagliato? …se avessi interpretato male i segnali che mi stava mandando? …e se avessi equivocato? …preso un abbaglio dalle dimensioni cosmiche? …e quindi di conseguenza aver partecipato come miglior attore protagonista ad una delle più storiche figure di merda di tutta l’esistenza, così come la conoscevo?
“... da questa tavola calda”, conclusi, cercando di far meno rumore possibile mentre mi aggrappavo sugli specchi, “… sai com’è, …non si riesce nemmeno a parlare, …e poi non trovi che facc…”
Senza nemmeno farmi terminare la frase, replicò gelidamente: “No, non è quello, …e che mi sto chiedendo per quale motivo non vuoi rispondere al telefono”.
“Quale telefono?”, domandai con stupore.
(I fatti e i personaggi di questa storia sono stati inventati di sana pianta. Ogni riferimento a persone, fatti e luoghi è da ritenersi puramente casuale. Le idee espresse in questo romanzo non rappresentano necessariamente le opinioni dell’autore)
8 commenti:
Sono un autore incostante, e sono consapevole di questo mio difetto, ...mi lascio guidare dall'ispirazione e non dal "Signore del tempo", che impone tempi strettissimi e risicati. E' passato molto tempo dal secondo capitolo, molti di voi avevano perso le speranze di vedere una continuazione.
Come darvi torto?
Consideratemi come i film di James Bond, non si sa mai quando ne gireranno uno nuovo, ma avete l'assoluta certezza che lo faranno.
Sto lavorando a diversi progetti creativi, un cd nuovo, uno spazio web nuovo, la fotografia, e last but not the least la mia vita.
Vi invito a lasciare un commento, una critica al mio romanzo, ...spero di riuscire a mettervi un po' la pulce nell'orecchio, ...che ormai fa parte del vivere. Sergio docet.
Quale telefono????!!!!
Ma, più che altro, perchè una ragazza è imbarazzata se il suo interlocutore non risponde al telefono? E poi, possibile che sia così rapito da lei da non sentire il telefono che suona?
Ma la domanda comunque rimane:
Quale telefono?
Ho catturato la tua attenzione?
Ero quello che volevo!
8-)
A me la battuta de telefono è piaciuta parecchio. Continuo a trovare nei tuoi capitoli una grande leggibilità, una notevole freschezza nei dialoghi e dei paragoni azzeccatissimi per smitizzare le situazioni: vedi quello dell'Apollo che ho trovato gustoso quasi quanto il panino Giuliano (in onore di Ferrara, credo, vista la fagotta calorico proteica di cui alla ricetta in questione). Vai avanti e non farci aspettare troppo il quarto capitolo: più che James Bond mi pari Harry Potter. La foto di cui al commento in oggetto non è tratta da SALVATE IL SOLDATO RYAN ma da BATTEZZATE IL MIO AMICO ENRICO. Dirotti più oltre. 'Night, Giles!
PANINO GIULIANOO!!!!!!MA COME PUOI AD UN APPUNTAMENTO ORDINARE...UN PANINO GIULIANO!non avrai mica la pretesa che dopo lei ti baci!!!e poi smettila di tenere il telefono sul tavolo quando mangi in modalità "silenzioso"...!!!
...:)
ovviamente scherzo...ma mi sa che adesso non puoi esimerti da scrivere...IMMEDIATAMENTE IL SEGUITO!NON LO SOPPORTO!
ps: MA POI CHI CAZZO E' STO' GIULIANO?
Perchè dai per scontato che il telefono sia un telefonino?
Perchè pensi che sia in modalità "silenzioso"?
A tutte le tue domande troverai le risposte, ma ti devo avvertire, ...non so se ti piaceranno.
Per quanto riguarda la scelta del nome del panino, ...potrei risponderti che non hai ancora letto come chiamerò gli altri.
Take care.
Inizialmente, avevo pensato ad un capitolo più lungo, ...poi ho voluto giocare la carta a sorpresa con colpo di scena finale.
Vi invito a restare sintonizzati sulle frequenze del mio blog, ...ci vorrà un po' di tempo, ma il quarto capitolo svelerà l'arcano.
Attendete fiduciosi.
Ciao Flavio. Se non ricordo male eravamo rimasti per una torta martedì verso le 18.15/18.30. Ti va? Mi pare di aver recepito che lo zio sarà assente a respirar aria di montagna, ma non sono sicurissimo.
Let me know.
See you.
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