“Ehi, …si può sapere perché non rispondi al telefono?”, tuonò Alessandro, il responsabile del Notorious.
All’improvviso mi ritrovai tra gli scaffali del negozio in cui prestavo degno servizio, dietro al bancone e ad un tiro di sputo dal telefono ringhiante.
“Allora?” rimbrottò Alessandro insistendo.
Immediatamente allungai un braccio, tirai su la cornetta e con voce un po’ impastata risposi gentilmente: “Notorious buongiorno, sono Francesco”.
In quel preciso istante, ritornai al presente,…
Avevo immaginato tutto, come in un sogno ad occhi aperti, eppure così tangibile.
“No, mi dispiace l’abbiamo terminato, …dovrebbe però arrivare la prossima settimana”, risposi al cliente all’altro capo del telefono, anche se cosa mi domandò, rimane ancora un mistero.
“Buona giornata, anche a lei”, conclusi congedandomi.
Piuttosto scombussolato dal brusco risveglio alla realtà, dovetti sorbirmi il predicozzo del mio responsabile, il quale nel frattempo era intento ad osservare la scena.
“Si può sapere che cosa ti prende? Sei distratto, …svagato, sovrappensiero, …e nonostante ciò, hai avuto persino la presunzione di chiedere un cambio turno…”, disse con tono arrabbiato “…questo tuo comportamento non mi piace affatto”.
Qualcuno avrebbe definito Alessandro Bestini, il tipico ragazzo che si era fatto da solo.
Diplomato con il minimo dei voti, era riuscito ad ottenere la responsabilità del Notorious mescolando una buona dose di slealtà, demerito e fallacia.
Noi tutti lo odiavamo, …universalmente, senza riserve, …registratore di cassa compreso.
Lo lasciai sbollire, poi raccolti i miei pensieri gli risposi in modo apparentemente amichevole ed ironico.
“Hai ragione, Alex, …oggi sono un po’ tra le nuvole, …se vuoi, mentre ci sono, saluto il tuo ego?”
“Molto spiritoso, …mettiamola così, …se un giorno dovessi licenziarti, sono sicuro che avrei la coscienza a posto, perché saprei che avresti un futuro come comico, cosicché un giorno guardando al passato potresti dire che quella non era la vita che faceva per te”.
Ascoltai attentamente la sua ramanzina, rimanendo alquanto stupefatto dall’insolita padronanza della sua dialettica.
“Alex, …sono senza parole”, affermai stupito, facendo una leggerissima pausa, “…sei stato in grado di pronunciare un’intera frase senza sbagliare un verbo o sputare pezzi di cibo”.
Inferocito, per non essere riuscito ad avere l’ultima parola, mi domandò, anzi mi comandò: “Perché non vai a dare una mano a Roberto a sistemare gli ultimi arrivi di oggi?”
In sintonia, con la sua decisione gli risposi:”Ok, …ci vado subito”.
Girai largo per uscire dal bancone e mi avvicinai agli scaffali dedicati alle novità, fu allora, che vidi il mio collega fissare quasi rapito, la copertina di un dvd.
“Robi, …tutto bene? Cosa stai guardando?”
“Posso farti una domanda?” chiese lui, rivolgendosi nella mia direzione.
“Certo”.
“Secondo te, …Superman, …è il più grande supereroe nella storia dell’umanità?”
“Bè, …a parte il fatto che si tratta di un personaggio di fantasia, e quindi non stiamo parlando di una persona reale, …direi di sì”.
“Quindi devo supporre che sia considerato una delle persone più intelligenti di tutto il pianeta, …anzi di tutto l’universo conosciuto”.
“Sì”, dissi allungando la vocale, quasi ad accompagnare una nuova domanda, che abortii praticamente sul nascere.
“Allora, mi sai spiegare il motivo, per cui indossa le mutande sopra la calzamaglia?”
Ci impiegai due secondi netti, per chiedere a me stesso se a quell’interrogativo avrei dovuto rispondere o più semplicemente mandarlo a quel paese.
“Guarda, …a causa di questo fatto incomprensibile , …penso che questa notte non riuscirò a dormire”, gli dissi, mettendogli una mano sulla spalla.
Ero talmente abituato alle stramberie del mio amico Roberto, che ormai non ci facevo più caso, ma era questo lato del suo carattere che lo rendeva unico ed imprevedibile.
“A proposito di moda, chi è il tuo stilista? Stevie Wonder?”, gli domandai con altrettanta ironia, osservando i suoi vestiti.
“Perché, …cosa non va nel mio look?”
“Camicia con disegni colorati? …pantaloni a quadrettoni marroni, verdi e viola? …scarpe All-star rosse? …nulla, se li prendiamo singolarmente, …è l’ensemble che sembra non convincere, …ah, a proposito, prima mi ha chiamato il Joker, rivuole il suo completo”.
Roberto sapeva accettare lo scherzo, ma con lui potevo permettermelo.
“Spassosissimo,…comunque se vuoi saperla tutta, questa mattina, …mi sono alzato piuttosto presto, …ancora con la cispa negli occhi sono inciampato nelle scarpe e sono caduto dentro l’armadio, …quando ne sono uscito ero vestito così”, ribatté Roberto, mentre lo aiutavo a montare letteralmente la nuova esposizione dei dvd di Superman.
“Cosa ha mangiato quell’uomo a colazione? ... pan di stelle e acido muriatico?”, chiesi al mio amico, cambiando discorso.
“Stiamo parlando di Alessandro o della scopa infilata su per il suo culo che gli governa il cervello?”, domandò Roberto.
“Mmmhhh, …la seconda, …sempre che la scienza dimostri l’esistenza di materia grigia all’interno del suo cranio”.
“Deve essere stato strigliato dal capo, …gliel’ho detto mille volte che non ha più il fisico e l’età per il sadomaso, …non stare ad ascoltarlo, …è solo chiacchiere e distintivo, …abbaia, ma non morde”.
“Sarà, …ma rompe i coglioni”, conclusi io.
“Scusate,…”, disse un cliente sulla cinquantina lievemente brizzolato, appena entrato in negozio, “…dove lo trovo il cofano dei Beatles?”, intendendo probabilmente il “cofanetto dei Beatles”.
Prima di rispondere, io e il mio compare ci guardammo in faccia, alla ricerca di un’intesa sulla risposta, …ci volle pochissimo perché Roberto prese parola.
“Guardi, lo trova su quell’espositore, …vicino al parabrezza dei Rolling Stones”.
“Grazie ancora per il cambio turno, …ti devo un favore”, dissi a Roberto, ancora sogghignando per la precedente richiesta.
“No, problema!”, replicò lui imitando la voce di Homer Simpson.
“Posso darti un consiglio”, disse Roberto, …da amico”, cambiando improvvisamente il tono della conversazione.
“Spara”.
“Ti conosco abbastanza per sapere che le tue intenzioni nei confronti della signorina Carbone, sono pìù che …onorevoli?, …rispettabili? …scegli tu, …ma mi duole ricordarti che si tratta pur sempre di una ragazza impegnata, praticamente fidanzata”.
“E da quando sei diventato così moralista?”, domandai con stupore.
“Dal giorno in cui un mio carissimo amico ha beccato la sua ragazza, …con le mani nel pacco, …oh scusa, avrei dovuto dire sacco, …di un altro”.
Era chiarissimo a chi stesse alludendo.
“Si tratta solo di un pranzo, lo fanno tutti gli esseri senzienti, …cosa mai può succedere?”
“Non saprei,…suppongo niente di compromettente, …che perlomeno vada al di là di un sogno ad occhi aperti”, sentenziò, un attento Roberto.
Era la prima volta, che mi sentivo rimproverare dal mio amico collega, ma per quanto lui fosse uno spirito libero, bizzarro ed estremamente eccentrico, la cosa non mi stupiva affatto, paradossalmente la sua imprevedibilità lo portava ad esprimere pensieri di notevole rilevanza su qualsiasi argomento, per poi ritrovarsi subito dopo a discutere di stupidaggini e cretinerie.
“A proposito di relazioni sentimentali, …come va con la tua giovane vicina di casa?”, domandai al mio amico collega.
“E’ finita, …le hanno comprato le tende nuove”
“Mi spiace”, dissi io con tono mesto, ma condito d’ironia.
“Son cose che capitano”.
Al termine di quella frase si avvicinò a noi, un ragazzo giovane con l’aria affaticata e il respiro trafelato come se avesse fatto le scale di corsa, fu in quel preciso istante che Roberto indicando una porticina a scorrimento in fondo al negozio disse: “Il porno è da quella parte!”
Con un veloce cenno della mano, il giovane cliente lo ringraziò, dirigendosi a passo spedito verso quella che noi avevamo battezzato “La cripta delle pugnette”.
Mancavano pochi minuti al termine del mio turno mattutino e al mio appuntamento con Manuela. Mi sentivo strano.
Cercai di non pensarci troppo, ultimai l’esposizione di tutti gli arrivi odierni e diedi un’ennesima occhiata all’orologio.
Il tempo sembrava non passare.
“Ciao ragazzi”, salutò Paola entrando in negozio.
“Ciao Elvira”, disse Roberto.
Paola, chiamata spiritosamente Elvira, era una carissima ragazza, non molto alta e dai capelli corvini. Il suo soprannome lo doveva alla somiglianza con Cassandra Peterson, una famosa attrice americana, nota al pubblico di film horror col nome d’arte di “Elvira”, appunto.
Lavorava part-time al Notorious da diversi anni, e per tutto questo tempo non si era mai separata dai suoi anfibi neri e dal suo look da dark lady fine anni Ottanta.
“Ciao, come stai?”, le domandai con cortesia.
“Bah, …come se mi avesse vomitato una betoniera”, rispose Paola con rabbia, infilandosi in fretta e furia nello spogliatoio dei dipendenti.
Nonostante avesse una personalità agguerrita e la verbosità di uno scaricatore di porto, si poteva tranquillamente definire una ragazza amabile e lunare.
“Buongiorno”, ci rivolse i saluti un nostro affezionato cliente, ed io altrettanto ricambiai.
“Buongiorno signor Ferrari, come sta? Tutto bene?”, chiese un accondiscendente Roberto stringendogli la mano.
“Abbastanza bene, grazie, …sto cercando il film “Delitto sotto il sole”, …quello con Peter Ustinov, …ma non riesco a trovarlo, …potreste aiutarmi?”
Roberto prese in mano la situazione, e penso che lo fece per due semplici motivi, …perché clienti come l’avvocato Ferrari avevano modo di titillare la sua illimitata conoscenza cinefila ed in seconda battuta perché in cuor suo era a conoscenza che un habitué di quel tipo, anche se seguito con mediocrità, mi avrebbe fatto comunque arrivare in ritardo al pranzo con la mia amica.
““Delitto sotto il sole”, …1982, …diretto da Guy Hamilton, regista famoso soprattutto per aver girato alcuni lungometraggi della saga dell’agente 007, …in questo film Peter Ustinov interpreta il detective Hercule Poirot per la seconda volta, …dopo il magnifico, superbo “Assassinio sul Nilo””.
“Sono pienamente d’accordo, “Assassinio sul Nilo” è probabilmente il migliore…”, ribattè l’avvocato.
“”Delitto sotto il sole” è un film molto avvincente, non mi fraintenda…ma la trasposizione cinematografica del libro di Agahta Christie, mi ha lasciato piuttosto perplesso,…” affermò un Roberto sicuro di sé, alla ricerca del dvd per il suo cliente, “…ciò non toglie che sia una pietra miliare della cinematografia mondiale”.
Rapito dalle spiegazioni del mio collega, quasi non mi accorsi che il momento era arrivato.
“Ciao, …io vado in pausa, …ci vediamo tra un’ora”, dissi al mio responsabile, impegnato nella formulazione degli ordini.
“Buon appetito, …quando ritorni dobbiamo fare un bel discorsetto, noi due”, tuonò Alessandro al fine di intimidirmi.
“Ok, …adesso, posso andare?”, risposi con evidente tono di sfida.
“Vai pure”.
Avevo sfidato le ire bellicose del mio capo, …ma ero pronto, carico, in tensione al punto giusto per il mio attesissimo incontro.
Mi ero dimenticato di calcolare un’unica imponderabile variabile.
(I fatti e i personaggi di questa storia sono stati inventati di sana pianta. Ogni riferimento a persone, fatti e luoghi è da ritenersi puramente casuale. Le idee espresse in questo romanzo non rappresentano necessariamente le opinioni dell’autore)